STAI ZITTA E VA’ IN CUCINA

Breve storia del maschilismo in politi da Togliatti a Grillo

di Filippo Maria Battaglia, Ed. Bollati Boringhieri, p. 109, Euro 10,00

Stai zitta e va’ in cucina

Il titolo potrebbe far pensare che questa lettura sia stata ispirata dal testo di Michela Murgia “Stai zitta!”. In realtà era tra i testi inseriti nella bibliografia di un saggio storico: la Storia è costellata da manifestazioni di maschilismo, anche da parte di presunti insospettabili.

In questo breve scritto, l’autore presenta una carrellata di episodi di discriminazione di genere che hanno lasciato il segno nell’ambito politico italiano dalla Resistenza Partigiana a oggi. “Quando, nell’ultimo scorcio del ’43, la partigiana azionista Olga Prati raggiunge in montagna la sua brigata, il comandante l’accoglie dicendole: «Meno male che sei arrivata, guarda come sono strappati i miei pantaloni». «Ecco ago e filo, rammenda – è la replica sferzante – io sono venuta per combattere, non per riparare vestiti».” [pag. 12]. Poi arrivò il 02.06.1946 e la prima Assemblea Costituente: su 556 deputati solo 21 erano donne e non avrebbero avuto vita facile. Ma in questo contesto può dirsi che una donna possa aspirare ad averla?

A titolo di esempio possono essere citate Maria Federici e Nilde Iotti, che insieme ad altre donne dovettero affrontare un tortuoso percorso e mettere in atto una pervicace resistenza alle continue discriminazioni messe in atto dai loro colleghi (e non solo) per ottenere un altro obiettivo importante: l’ingresso delle prime 8 donne nella Magistratura (09.02.1963). Fa quasi sorridere il pensiero che oggi le donne superano gli uomini per numero di magistrati, ma troppo spesso i ruoli di “prestigio” portano ancora una coccarda azzurra (sintomatico – a mio avviso – che tra i 14 componenti della Corte Costituzionale ci siano soltanto 4 donne).

La donna, dotata a quanto pare di un innato quanto smisurato “spirito di sacrificio” in favore di padri, fratelli, mariti, figli (al riguardo ho trovato particolarmente interessanti e ben argomentate le considerazioni della già citata Murgia in Ave Mary!), cosicché non può impegnarsi nella vita pubblica e/o lavorativa al pari di un uomo, per non venire meno alla sua “funzione naturale”. E chi l’ha detto? 1) “[…] la donna ha un compito primario e irrinunciabile, quello di garantire il buon funzionamento della comunità familiare” (Aldo Moro); 2) “[…] la promozione sociale e professionale femminile è ricca di germi di instabilità familiare” (Franco Franchi). Eppure, colei che è perno e traino della famiglia, fondamento della società civile, non sarebbe adatta a governare, a giudicare, a decidere per sé in caso di divorzio e aborto. Riconoscere troppa libertà alla donna farebbe emergere in lei caratteristiche quasi demoniache: suadente tentatrice di seri uomini sposati, ammaliati da scollature, spacchi e aderenze di un abbigliamento non confacente ad una madre di famiglia. Essere madre sarebbe lo scopo biologico, etico, morale, sociale, religioso cui ogni donna dovrebbe aspirare. Se non fosse che – come Emma Bonino ebbe modo di evidenziare: “[…] è una possibilità che ha, ma non la sola, per realizzarsi, per esprimersi e per tutta una serie di cose” (Camera dei Deputati, Atti Parlamentari, discussioni, 07.04.1978, p. 14983). Dopo 31 anni da quelle parole, c’erano ancora uomini in grado di dire – con riferimento alla morte di Eluana Englaro, in stato vegetativo da 17 anni: “Eluana è una persona viva, potrebbe generare un figlio” (Silvio Berlusconi).

Se si parte dal concetto che il maschilismo è il risultato di un monopolio di potere da parte del genere maschile, l’ambiente politico diventa la’rena perfetta in cui massacrare le donne. Non credo nelle affermazioni femministe secondo cui le donne sarebbero migliori degli uomini. A mio avviso è una forzatura priva di senso, che in alcuni casi serve soltanto a gettare benzina sul fuoco. Credo, piuttosto, nelle capacità e nelle competenze degli individui, a prescindere dal loro sesso. Credo nella meritocrazia e nel contributo che ciascuno può dare per migliorare la propria comunità, a qualunque livello (famiglia, scuola, politica, scienza, sport, economia).

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