Il fantastico regno delle Due Sicilie

di Pino Ippolito Armino, GLF Editori Laterza, p. 125, Euro 14,00

SI STAVA MEGLIO QUANDO SI STAVA PEGGIO

di Carlo Greppi, Chiarelettere editore s.r.l., p. 191, Euro 15,00

Fake news è un’espressione ormai entrata nell’uso comune di molti italiani (anche di quelli che l’inglese lo conoscono poco e male), associata a volte alle notizie relative alla vita privata di alcuni VIP o all’ambiente politico. Dubito che qualcuno l’abbia accostata alla Storia: questa, infatti, appare ai più come verità assoluta, scolpita nella pietra e – pertanto – degna di fede, sempre e comunque. Questi due volumi dimostrano quanto sia facile cadere in errore: la Storia è suscettibile di revisioni, in quanto l’emergere di nuovi fonti (di varia natura) può condurre a una nuova interpretazione del passato.

Certo, a tutto c’è un limite! Questo è quello che ho pensato leggendo Il fantastico regno delle Due Sicilie: è semplicemente inaccettabile che uno storico non segua un metodo che oserei definire scientifico nella verificazione dei fatti e ancor prima delle fonti, potendo solo in questo modo giungere a una corretta elaborazione e trasmissioni degli eventi. Pino Ippolito Armino smonta punto per punto le fantasiose idee messe in circolazione da alcuni suoi colleghi circa il Regno Borbonico, che sarebbe stato a loro dire un governo quasi perfetto e che – se non fosse intervenuto quel piemontese di un Savoia – avrebbe garantito pace, sicurezza, esuberanza economica, industriale e culturale in tutto il Meridione, che – di conseguenza – non verserebbe nelle attuali condizioni, determinate dall’annessione al Nord d’Italia.

Spesso si dimentica che è un atto di responsabilità, tanto dello storico quanto di ciascun individuo attenersi ai fatti: “Ciascuno di noi deve essere ben consapevole di quello che fa e di quello che dice nel tempo in cui vive, anche quando guarda indietro alla storia, al passato della comunità che ha scelto di abitare […], e questo nostro saperci assumere la responsabilità delle nostre azioni e delle nostre parole ci rende protagonisti consapevoli del presente” (Si stava meglio quando si stava peggio, p. 185).

Ma essere consapevoli, assumersi delle responsabilità vuole dire impegnarsi, concentrarsi, mettere un po’ da parte se stessi per allargare lo sguardo all’intera famiglia umana: TROPPA FATICA! E allora risulta molto più pratico e comodo portarci dalla parte della ragione concludendo qualunque confronto (che qualcuno ha avuto l’ardire di iniziare!) con un bel luogo comune, che metta una pietra tombale sull’argomento e non consenta all’altro di replicare. Ma per chi non vuole arrendersi alla retorica da quattro soldi propinata da alcuni, ecco un valido strumento per sfatare venti luoghi comuni. In particolare, tra i molti spunti interessanti e utili, il capitolo 13 – intitolato “È la nostra identità/cultura, non si può modificare (dici davvero?)” del testo di Carlo Greppi mi ha fornito la conferma di quello che sostengo: l’uomo è in continuo cambiamento, come singolo ma anche come comunità: “Nessun uomo entra mai due volte nello stesso fiume, perché il fiume non è mai lo stesso, ed egli non è lo stesso uomo” (πάντα ῥεῖ – Eraclito). Quali sono, dunque, queste fantomatiche radici che ci farebbero restare ben saldi al territorio dove abitiamo? A ben guardare ciascuno di noi è il risultato di mescolanze e influssi di vario genere e origine.

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